Libertà concorrenti: libero mercato e libertà creativa nella controversia Meta/SIAE
Si ritiene comunemente, e par vero, che di regola il libero mercato auspicato e voluto dal sistema normativo vigente presenti vantaggi non solo in termini di possibilità che vengono concesse agli imprenditori, ovviamente su tutti a coloro che intendono avviare un’attività in un dato settore economico, ma anche ai consumatori, i quali avrebbero accesso a una scelta più ampia di prodotti e servizi nella categoria merceologica di riferimento. In questa direzione si è posto e procede il diritto che regola la libera concorrenza, così come, tra gli altri, il diritto d’autore nella misura in cui consente al titolare dei diritti di sfruttamento sull’opera di concederli in licenza a terzi. Nella direzione dei diritti, prima che degli obblighi e dei divieti, e quindi della libertà.Tuttavia, la controversia che da oltre un anno coinvolge la big tech Meta e l’ente pubblico economico SIAE, e che verrà brevemente di seguito riassunta, dimostra che non è sempre così, che a volte due libertà che viaggiano parallele si incrociano e calpestano i piedi persino quando le libertà in questione sono riconducibili a due soggetti che si trovano di fronte a un’opportunità reciproca, e che quando ciò accade possono essere oltretutto travolte anche libertà terze quali quelle dei consumatori. In particolare, il libero mercato, dunque la libertà di contrarre uno o più accordi con soggetti diversi, implica naturalmente una speculare libertà negativa, cioè la libertà di non contrarre. L’esercizio di questa libertà negativa spinge il giurista – nel caso di specie, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (“AGCM”), TAR Lazio e da ultimo Consiglio di Stato – a interrogarsi circa l’effettiva libertà dei soggetti coinvolti, in altre parole sulla legittimità di un “no” nel diritto privato e sulle condotte che “spingono” un dato soggetto a contrarre o meno. La limitazione di libertà su cui ci soffermeremo, in definitiva, ruota attorno a una questione di quantità e qualità, di misura: come e quanto può, nell’esercizio della propria libertà di mercato, un’impresa o un ente influenzare la libertà di altre imprese o enti? La risposta a questa domanda, come vedremo, può implicare necessariamente la presa in considerazione degli interessi, anzi della libertà, di un terzo prima facie estraneo al rapporto tra impresa ed ente: il consumatore.